Archivo mensual: agosto 2020

Forever 15

Nothing has changed from the very first date. I put golden sparkle around the corners of my eyes. I check my hair several times, to create that perfect balance between messy and glamorous. I smile at me, hundreds of times, and I find in each smile all the secrets of the soul. I melt into the perfect natural tan of my skin, to discover myself feeling each centimeter of my Guajira’s sand dunes. At some unfortunate moment, my excitement becomes lack of confidence. The shadow of insecurity covers my smile with the worsts critiques of the cosmic beauty pageant. But then, hidden in the woods of my dark hair, a perfect curl appears, smooth and shiny, saying «I’m perfect». I see me now again, forever fifteen.

Klaipeda en Agosto

Pedaleando se llega a Klaipeda, donde los niños juegan con medusas y las vaginas se tuestan al sol como granos de café. Donde la cerveza se parece al mar y los hombres taciturnos miran con ojos color invierno, también en el verano. Los pinos se clavan en las dunas de arena con paciencia y tenor, mientras la dulce timidez de la tarde dice gracias sonriendo en el mostrador, y mirando de frente las estatuas de los parques. Cada ventana, de la escuela o de la casa, tiene una digna humildad. Como la de quien se quita los zapatos para entrar, como la de aquél que prepara la cena sin avisar. La vida se camina con pocas palabras y a ras de mar sin olas. La tierra parece eterna, infinita y clara; los bosques abiertos y amigos; la blancura de la espuma marina se mueve en los cabellos de los ancianos rubios, y las ráfagas de viento susurran al oído los mensajes del norte. Y acostados en la arena en los días más calientes del año, nadie se olvida del frío, ese que nunca realmente abandona.

La plus belle

Al cerrar los ojos

Y dejo caer la noche sobre mis párpados

En mi mente no hay más que reproches en mi contra

Soy todo lo peor

La más inclemente contra mi pobre ser

Pobre yo con este único castigo mío

Que soy yo misma

A merced de los gritos de mi cabeza

Así un día acabarán destruyendo lo bueno que queda

Menos una certeza

Una sola

No hay nadie en el mundo

Que escuche la música

Como la escucha este pobre ser mío

Vola la terra

La vita scandita dal cane e la TV
Le cinque figlie che come unica salvezza hanno la bellezza
Di che razza sei non c’è bisogno di domandare in paese
Di chi sei figlia chiedono nel paese accanto
Sono figlia di quella donna che odio
risponde la più piccola
Quella che va al supermercato con le scarpe luccicanti
Quella che una volta al mese fa il giro nel centro commerciale
non-volendo volendo incontrare la sua unica nemica
La madre dei cinque maschietti che come unica salvezza hanno la bellezza
Di chi sei figlio non c’è bisogno di domandare
tanto lo sanno tutti
Sanno che sei figlio del penultimo sfigato
con quell’altra donna che va una volta al mese al centro commerciale
Volti. Razza. Fondo. Guerra.
Stesso naso da cinghiale
Stesse mani artritiche
Qualche antenato fa, le cinque figlie femmine e i cinque figli maschi
dormivano negli stessi sacchi scrotali del parolaio del paese
Ecco perché tutti quanti sembrano usciti dallo stesso scantinato
e perché hanno l’atteggiamento scontroso
Gira che gira
e la vita continua ad essere scandita dagli animali
Parla che parla
e la vita continua ad essere scandita dalle vite degli altri
dalla zia, dall’amico d’infanzia
da quelli nello schermo o nel centro commerciale
Ore e ore a zappare nello stesso solco
Sotto il sole cuocente
Con la terra che si alza e copre le guance ed entra negli occhi
Oppure,
ore e ore seduti sul divano di casa
a guardare Barbara D’Urso o un film su Netflix
Mentre la terra vola via lo stesso
e si posa sui libri che dormono e sui bordi della TV
mentre il figlio più piccolo è lì ad aspettare i bisogni del cane.